Nel giorno del 20esimo anniversario del Taconazo de Redondo ad Old Trafford, la redazione di As ha intervistato l’ex calciatore del Real Madrid per parlare del passato, ma anche del presente. Ecco una parte delle sue dichiarazioni
Come stai vivendo la crisi globale causata dal Covid-19?
“È molto doloroso e complesso ciò che dobbiamo vivere. Lo faccio con incertezza, con responsabilità e allo stesso tempo con la speranza che insieme come società si possa superare”.
Come vedi la situazione in Spagna, in Italia e nel resto del mondo, dall’Argentina?
“La realtà è che la situazione è molto simile a livello globale, al di là delle statistiche. La stiamo affrontando allo stesso modo”.
Nella sua storia, il Real Madrid ha vinto due campionati in tre anni e nell’ultimo periodo ha vinto quattro Champions League in cinque anni. La vittoria è nel DNA del Madrid?
“Senza dubbio, il DNA del madridista che si riflette nella sua storia. È una delle caratteristiche che differenzia questa squadra dalle altre”.
Oggi ricorre il 20° anniversario del suo leggendario tacco all’Old Trafford. Come ricordi quella giocata storica?
“Non mi sembra vero che siano già passati 20 anni. È uno dei più bei ricordi che avrò, forse anche perché abbiamo finito la stagione ottenendo l’ottava Champions. Era una giocata che non avevo mai fatto prima ad alto livello, ma con una certa frequenza in divisioni minori, quando giocavo negli Argentinos Juniors. È stata una grande partita, loro avevano un’ottima squadra, non perdevano in casa in Champions per più di un anno. Old Trafford è uno stadio fantastico. Ricordo perfettamente che una volta terminata la partita, mentre stavamo andando negli spogliatoi, l’intero pubblico ci ha salutato in piedi applaudendo anche se la loro squadra era stata eliminata. Mi è piaciuto questo spirito di sportività”.
Che rapporto hai attualmente con il club?
“Il mio rapporto con il Real Madrid è eterno. Non gioco più con i veterani a causa della lesione al ginocchio che ho subito, ma rimaniamo ancora in contatto. Le volte che vado al Bernabéu mi fanno sempre sentire a casa”.
Prima dello stop, Zidane era stato messo di nuovo in discussione e si parlava addirittura di esonero. Come vedi queste critiche?
“Tutti noi che abbiamo giocato a Madrid sappiamo bene che le critiche fanno parte della storia e dell’importanza di questo club. In questo senso, la tranquillità con cui lavora Zidane è notevole, avendo già ampiamente dimostrato il grande allenatore che è”.
Vedi Sergio Ramos vicino al ritiro dal calcio giocato?
“Sergio ha ancora molto calcio davanti a sé. È fisicamente carico e per la sua professionalità sarà lui a decidere quando terminare la sua carriera. Logicamente deve essere a Madrid e dovrebbe continuare a essere collegato al club, che ha rappresentato a lungo”.
Farai mai l’allenatore?
“Ho avuto due proposte concrete l’anno scorso, ma non è stato il momento opportuno. Abbiamo fatto un’intervista quando stavo per concludere il corso UEFA Pro nella Federazione spagnola. Avevo programmato di viaggiare a fine marzo in Spagna, Italia e Inghilterra per vedere e confrontare le metodologie di lavoro. Logicamente dovremo aspettare, ma l’idea di allenare mi piace”.