Con qualche giorno di ritardo, ma anche la Spagna sta seguendo le orme dell’Italia in tema di sport nel tentativo di contenere la diffusione del Coronavirus che anche nello stato iberico sta rapidamente diffondendosi vedendo aumentare in maniera considerevole il numero dei contagiati e quello dei morti. La presa di posizione netta e dura del presidente del Getafe, Angel Torres, che ha annunciato l’intenzione di non partire alla volta di Milano per l’andata degli ottavi di finale di Europa League contro l’Inter è stato uno dei primi tasselli di un enorme effetto domino che porterà nelle prossime ore, con ogni probabilità, allo stop delle manifestazioni sportive anche in Spagna.
La Federazione spagnola, il sindacato dei calciatori spagnoli e tutte le associazioni del territorio si sono pronunciate con forza chiedendo lo stop delle competizioni. Luis Rubiales, presidente della FEF, è d’accordo e la riunione in programma domani alle 12 sarà decisiva in tal senso. I nodi da sciogliere? Su tutti la posizione della Liga, la nostra Lega Serie A per intenderci, che come accaduto in Italia attende disposizioni dal Ministero della Salute per sospendere i tornei. Ma il provvedimento delle porte chiuse non basta e i calciatori vogliono essere tutelati.
Intanto, poco fa, il Governo della regione di Castilla y León al termine di un consiglio straordinario ha annunciato ufficialmente il primo rinvio di una partita professionistica in Spagna, ovvero il derby di Segunda Division tra Mirandés e Numancia che si sarebbe dovuto disputare sabato a porte chiuse. “Giocare senza pubblico sugli spalti ma con possibili assembramenti di molti tifosi all’esterno dello stadio come accaduto per Valencia-Atalanta non avrebbe alcun senso” ha annunciato Francisco Igea, vicepresidente della giunta regionale.