Arezzo, Bari, Genoa, Inter, Sampdoria, Hull City e Monza: queste le squadre di Andrea Ranocchia dall’inizio della sua carriera, nel 2006, fino al 2022, anno in cui – dopo la rottura del perone – ha deciso di ritirarsi dal calcio giocato. Una carriera, quella dell’ex difensore, sicuramente di tutto rispetto e legata principalmente ai colori dell’Inter. Una squadra a cui è rimasto particolarmente legato, come si evince dalla sua recente Intervista esclusiva, nella quale parla ovviamente dello scudetto della seconda stella vinto dalla sua ex squadra, ma anche dei suoi ricordi al momento dell’arrivo, nel gennaio 2011.
Ranocchia arrivò infatti in una squadra che solo pochi mesi prima aveva realizzato il leggendario Triplete e che si era appena laureata campione del mondo battendo il Mazembe nella finale del 18 dicembre 2010: “Quando sono arrivato non ci capivo niente. Sono stato trasportato dal Genoa che comunque era una squadra di Serie A però di livello più basso, a una squadra che sei mesi prima aveva alzato tutto quello che poteva alzare a livello di trofei. Quindi mi son ritrovato nello stesso spogliatoio con quei campioni che magari ammiravo qualche mese prima in TV. Lo stupore più grande è che sono stati tutti bravissimi con me, mi hanno accolto benissimo. Non c’è stato un giocatore che mi abbia messo in difficoltà. Ti dico Stankovic, Materazzi, Chivu, Thiago Motta sono questi giocatori che mi hanno aiutato un po’ a capire che cosa era l’Inter, che cosa voleva dire giocare l’Inter. E loro sono stati quelli che mi sono stati più vicino. Poi c’era Samuel, c’era Pupi, c’era Cambiasso, Maicon veramente sono stati tutti tutti bravi con me”.
I retroscena di Ranocchia: perché non andò alla Juventus
La carriera dell’ex difensore di Assisi, tuttavia, avrebbe potuto anche prendere una piega differente. Nel 2014, infatti, Ranocchia fu molto vicino alla Juventus nel calciomercato estivo, prima che se ne andasse improvvisamente Antonio Conte: “Come sarebbe andata? Negli anni successivi, tante volte me lo sono immaginato perché comunque quegli anni lì all’Inter sono stati veramente difficili, per tutti. Cambi società, cambi allenatore in continuazione, i giocatori che vengono e vanno… sono stati anni veramente difficili. Io ho fatto esclusivamente una scelta di cuore, senza andar dietro a pensare che avrei potuto vincere cinque, sei scudetti, finali di Champions, Coppa Italia altri trofei, e più soldi, perché la Juventus mi offrì più soldi di quelli che mi avevano offerto l’Inter. C’ho pensato un po’ perché era giusto pensarci e non prendere una decisione in 2 minuti. Però era l’anno in cui Pupi avrebbe smesso, avrei vestito la fascia da capitano all’Inter, e a quanti capita di avere un’opportunità così? A pochissimi, non stanno sul palmo di una mano. E allora mi sono detto voglio rimanere all’Inter, voglio vincere all’Inter. Ho aspettato tanti anni per vincere, però alla fine ce l’ho fatta”.
“Tra l’altro, questa domanda me l’ha fatta un mio amico, a cena, qualche giorno fa. E ti ripeto, non ho nessun tipo di rimorso per la scelta che ho fatto, anzi, essere ricordato ad oggi dai tifosi interisti per come sono ricordato, per come sono accolto, per l’esperienza che ho avuto all’Inter e per il fatto che sono riuscito a vincere anche solo un campionato con l’Inter, per me ha ripagato tutto. Tutti gli anni brutti sono completamente oscurati da queste emozioni”.
Una carriera, quella di Ranocchia, che come detto è stata caratterizzata anche da un’esperienza (seppur breve) all’estero, precisamente nella Premier League, fra i migliori campionati al mondo insieme alla Serie A e alla Liga: nel gennaio 2017, fu ceduto in prestito all’Hull City. “È stata una delle esperienze più belle della mia carriera perché ho avuto modo di capire e di vivere un calcio che, se ci giochi e se lo vivi, capisci perché è il primo calcio a livello mondiale, perché girano tutti quei soldi e perché tanti giocatori vogliono andare a giocare in quel campionato. Lì c’è questa grandissima passione, una passione sana rispetto al campionato italiano, lì c’è proprio una passione sana per lo sport. Tutti i tifosi cercano di sostenere la squadra in tutti i momenti”.