LaLiga si prepara alla ripartenza. Non ci sono ancora le date ufficiali, anche se il tecnico del Leganes, Javier Aguirre, ha di fatto spoilerato le intenzioni della federazione: campionato in campo dal 20 giugno, si chiude il 26 luglio. Si attende l’ok dalle autorità sanitarie e soprattutto l’accordo definitivo sul protocollo per la ripresa delle attività.
Il quotidiano catalano Sport annuncia alcuni dei dettagli contenuti nel documento. Grande attenzione sarà posta soprattutto alle partite, quando due squadre incrociandosi aumentano il rischio di contagi. Anche se il presidente Tebas ha assicurato: “È più facile contagiarsi al supermercato o in farmacia, che giocando a calcio”. Tutti i calciatori dunque saranno sottoposti ai test 48 ore prima dell’incontro. Chi eventualmente risulterà positivo sarà messo in quarantena, gli altri potranno giocare. Allo stadio ogni squadra dovrà arrivare con due pullman differenti (metà giocatori e staff in uno, metà giocatori e staff nell’altro) in modo da garantire il distanziamento. All’arrivo negli stadi poi a tutti i giocatori ed allo staff verrà misurata la febbre. Gli stadi saranno poi divisi in tre zone: campo, tribune, esterno. In ognuna di queste potrà esserci soltanto un numero limitatissimo di persone. Infine, dall’arrivo fino alla ripartenza nessuno dovrà incrociare staff o qualsiasi altra persona non ritenuta necessaria per lo svolgimento dell’evento, riducendo al minimo i contatti.
Ma cosa succede se un giocatore (o di più) risulta positivo dopo la partita? Si rischia lo stop della Liga? Risponde ancora Tebas: “Non si sospenderà la competizione né con uno né con due giocatori infettati in una partita”. LaLiga riparte, a tutti i costi.